Viaggio nel Mali

Il viaggio nel Mali, inteso come partenza, inizia sabato 23 dicembre 2006, ma quasi come per tutti gli altri viaggi, il vero inizio è molto precedente.
Il "Viaggio" inizia con il desiderio del viaggio stesso, quando qualcuno ti parla di un posto e cominci a desiderare di andarci, allora raccogli informazioni, foto, cartine, tutto quanto Ti fornisca notizie che Ti attirano verso quel luogo....

Come mai proprio nel Mali ? Il tutto era cominciato ascoltando su Radio3 un programma sui Dogon, una popolazione che aveva conoscenze degli astri in maniera ben precisa quando in occidente non avevamo ancora il cannocchiale, da poche frasi ero coinvolto... nel Mali c'è la mitica Timbouctu cantata da Paolo Conte e narrata in tante leggende, inoltre sfogliando su alcune riviste trovai le foto della moschea di Djennèmoschea di djennè , interamente di argilla, mi sembrò quasi un castello di sabbia come quelli che facevo al mare, ma sicuramente molto più grande ! e così ebbe inizio il progetto mentre "l'andare" iniziò appunto il mattino di buon'ora del 23 dicembre 2006.

In treno io e mia moglie "Manu" arriviamo a Firenze e da qui sino a Fiumicino dove incontriamo gli altri compagni di viaggio, la giornata è lunghissima perchè il volo prevede un cambio a Casablanca, da qui proseguiamo per Bamako, la capitale del Mali dove arriviamo alle 03,00 del mattino, praticamente insonni ! ma non è finita, infatti stivati in un pulmino proseguiamo per Djennè dove sappiamo che il lunedì c'è un mercato dove confluiscono persone da tutta la regione e che prevediamo sia molto interessante, e allora via verso Djenné...

Verso le 08,00 ci fermiamo in un villaggio dove c'è un mercato, c'è un gran fumo di chi arrostisce qualche pollo (o similare), chi frigge in enormi calderoni, polvere di strada, un mercato dove si vende di tutto, copertoni, zucche tagliate in due da usare come recipienti, ciabatte fatte con i residui dei copertoni, spezie,verdura, frutta, materassi, stoffe ... per farla breve un gran caos : il vero impatto con il Mali.

Al tramonto giungiamo al traghetto che ci farà attraversare il fiume Bani per giungere a Djenné, da qui ammiriamo il profilo della moschea in lontananza, quindi arrivati in città piazziamo le tende sul tetto di un "campement".La parola "campement" indica appunto un campeggio composto da vari edifici con il tetto piano dove vengono piazzate le tende, questo per evitare eventuali animali notturni e forse anche per avere una maggiore ventilazione, fatto sta che trascorro benissimo la prima notte.filmato

All'alba mi sveglio, mentre nelle altre tende tutto tace e senza far rumore mi vesto, prendo la macchina fotografica, scendo dal tetto e raggiungo la piazza davanti la moschea, per terra ci sono i segni dei pali che serviranno per montare i banchi e qualcuno (ancora ben pochi) sta iniziando a preparare il proprio banco, non riesco a prevedere come questo grande spazio vuoto e silenzioso si evolverà in poche ore in un ammasso di persone, colori, rumori, odori, puzzi, e prodotti di tutti i tipi, in poche ore verranno qui persone da tanti kilometri di distanza a piedi, in barca oppure stivati sui camion per vendere e comprare di tutto; i banchi offriranno singoli bottoni, elastici oppure capre, polli, minuscoli sacchetti di semi, pesce secco.... Dopo questa breve escursione torno al campement perchè c'è la possibilità di farsi una "doccia",sarà una delle poche occasioni ed bene non farsela sfuggire, quindi un pò di colazione. Alle 09,00 incontriamo un paio di ragazzetti che ci fanno da guida per la visita della moschea, la loro funzione sembra un poco misteriosa perchè ci spiegano che non possiamo entrare all'interno senza una guida comunque ci fanno passare quasi in maniera furtiva (speriamo bene...). Il silenzio e la luce filtrata dell'interno mi colpisce veramente e mi ricorda l'atmosfere del film "Il thè nel deserto". La visita della moschea finisce con la salita sulla parte alta dell'edificio da dove possiamo ammirare tutto il mercato che si estende nella piazza davanti ed in tutti i vicoli attorno rivelandoci una miriade di colori dei vestiti delle donne e delle varie mercanzie.

scuola coranica

 

Continuamo la nostra escursione nei vicoli dove imbattiamo anche in una scuola coranica all'aperto, i bimbi, con un'età che può andare dai 4 anni in poi, ricevono un'istruzione, ma soprattutto penso che la funzione della scuola sia anche quella di poter offrire un piatto di minestra, quando li incontriamo lasciano perdere le loro tavolette di legno scritte con il gesso per poterci intervistare in qualche modo e chiederci i cadeau. In un altro vicoletto incontro un bimbo e senza che lui mi chieda niente gli offro una caramella, la prende dalla mia mano ed in cambio mi dona subito 3 noccioline !!!filmato

 

 

La giornata è stata intensa e domani partiremo verso la regione Dogon da dove inizieremo il trekking, mettiamo negli zaini tutto il minimo indispensabile mentre il resto viene inviato al villaggio di Dovenza, tappa finale del trekking.

Durante i 4 giorni di trekking della regione Dogon è obbligatorio essere accompagnati da una guida locale autorizzata, per questo ci incontriamo alla partenza con Dolou, le cui spiegazioni saranno basilari per comprendere le usanze, le danze, la religione, le speciali architetture delle abitazioni, insomma per immergerci a pieno con la vita dei Dogon.

Il percorso si snoda lungo una falesia (praticamente un intaglio nel deserto) di cui ne percorriamo una parte, dormiamo in tenda nei villaggi, mangiamo i poveri prodotti locali ed abbiamo modo di renderci conto del modo di vita delle popolazoni Dogon, l'unica cosa se vogliamo definire "turistica" è una danza inscenata per noi.

Spesso i villaggi sono costruiti direttamente scavando le pareti della falesia, un po' come facevano gli indiani dei pueblo in America o alcune popolazioni nel Nepal, altrevolte si tratta di capanne d'argilla ed il tetto ricoperto da una specie di cono rovesciato fatto di frasche che sembra appena appoggiato sopra, in ambedue i casi è incredibile come queste soluzioni permettano a chi vi abita di avere un senso di fresco rispetto all'ambiente esterno. Un'altra cosa che colpisce è il fatto che questa popolazione scavando profondi pozzi riesce a rendere fertili aree in pieno deserto, certo se fossero aiutati dal governo riuscirebbero ad avere un tipo di vita migliore, qualche cosa viene fatto a livello internazionale, ma è proprio il caso di dire che si tratta di poche gocce nel deserto !Dogon

Caratteristica della parte più a nord dei villaggi è una costruzione chiamata Toguna, molto bassa dove si può appena stare seduti, fatta da quattro pali che sorreggono una tetto di fasci di arbusti molto spesso, qua sotto si ritrovano gli anziani perchè si tratta di costruzioni ben ventilate e molto fresche, naturalmente le donne ed i bimbi non possono accedervi, a parte qualche eccezione per i turisti ( ! )

TogunaIn questi luoghi giorno dopo giorno gli anziani si tramandano antiche storie, religione, lo studio delle stelle che conoscono in maniera quasi incredibile oppure semplicemente passano il tempo fumando oppure giocando ....

Il trekking si svolge dal villaggio di Dorou in direzione nord-est sino a quello di Yendouma dove riprendiamo il pulmino per dirigerci verso Tombouctou, tanto per dare un'idea dei tempi di percorrenza : da Yendouma a Tombouctou ci sono circa 250 km che copriamo in 12 ore, i tempi di viaggio non sono da sottovalutare nella pianificazione di un viaggio !!

31 Dicembre 2006 : la visita di Tombouctou mi lascia abbastanza deluso, non ci sono molte cose da visitare, la maggior parte degli edifici è stata lasciata al degrado e solo alcuni sono visitabili anche all'interno, ma niente di particolare. Interessante è la visita di una casa del thè dove un "tuareg" si esibisce in quello che per loro è una cerimonia più che la consumazione di una bevanda.Tombouctou

Anno nuovo vita nuova, ore 04,30 del 1 gennaio 2007 svegliaaa ! e così iniziamo il nuovo anno cambiando mezzo di spostamento, per tre giorni saremo a bordo di una pinasse, pinassesi tratta di una barca di forma allungata di circa 20 metri con la parte centrale coperta con una intelaiatura e che si muove usando la vela per scendere il Niger oppure a motore per risalirlo, la navigazione permette il commercio lungo tutto il corso del fiume ed è quindi un'ottimo mezzo di sussistenza, bisogna dire che quasi sempre si tatta di imbarcazioni al limite della sopravvivenza....

In tre giorni percorriamo circa 300 Km sino a Mopti, il viaggio scorre lento e gli altri compagni alla fine dei tre giorni restano abbastanza annoiati, invece io e la Manu restiamo molto colpiti da questo scorrere lungo il fiume, il ritmo è lento, le soste sono poche, ma riusciamo ad apprezzare un ritmo diverso dal solito, lungo le rive scorrono le immagini come in un film, gente che lava i panni, che si lava, i bimbi che non vogliono farsi lavare, chi macina i cereali, chi costruisce una casa di argilla, incontriamo altre barche che risalgono la corrente stracolme di merci e persone, qualche volta durante il giorno ci fermiamo per delle brevi soste nei villaggi (molto poveri)spesso raggiungibili solo via fiume dove siamo circondati dalle persone e soprattutto dai bimbi che vorrebbero qualsiasi cosa.Niger

Sulla barca oltre ad ammirare la vita che scorre lungo il fiume, si legge, si mangia e tra gli altri comfort c'è persino una toilette (!!) non immaginatevi grandi cose, praticamente è uno sgabuzzino senza tetto e con un pavimento aperto. La sera accostiamo a riva, accendiamo un fuoco per la cena, quindi montiamo le tende per la notte. Le pinasse sembrano dei quadri galleggianti, quasi tutte decorate con disegni naif, ogni tanto incontriamo pescatori che lanciano le reti che sembrano volare nell'aria come stormi di uccelli in volo, infine durante il terzo giorno ci insabbiamo : non c'è niente da fare e allora il "capitano" con il figlio, Dario, Daniele ed io ci togliamo calzini e pantaloni e scendiamo nel fiume a spingere....e si riparte sino a Mopti.

SaleGiunti a Mopti salutiamo il capitano con suo figlio, paghiamo il dovuto e gli lasciamo alcune cose che non riporteremmo in Italia facendoli felici.Mopti è una città che non offre particolari attrattive turistiche e forse proprio per questo ho trovato interessante la visita al mercato, tra l'altro ho visto il sale sotto forma di lastre,sembra quasi pietra, giunge qui dalle carovane dei tuareg sui cammelli per centinaia di kilometri per essere scambiato con altri beni, è una cosa che mi ha colpito perchè siamo abituati ad usarlo comunemente e non pensiamo all'indespensabilità di questi granelli, vitali per l'uomo e per gli animali, infatti da migliaia di anni le carovane attraversano il deserto per commerciarlo a distanze incredibili e dopo sforzi immani.

 

 

Nei giorni seguenti proseguiamo il viaggio in pulmino sino a raggiungere di nuovo Bamako per rientrare in Italia.

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