Parco Nazionale della Val Grande

Il Parco Nazionale della Val Grande, localizzato nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, a circa 100 km da Milano, è l'area selvaggia più grande d'Italia, vale a dire che al suo interno non si trovano nè strade asfaltate, o strutture ricettive di tipo moderno. Immergersi in questi luoghi dà la sensazione di essere in posti già conosciuti ma dimenticati, se avrete inoltre l'occasione di trascorrere una notte in uno dei bivacchi ottenuti dalla ristrutturazione di antichi edifici agricoli, l'esperienza sarà completa.

Vi rimando al sito ufficiale del Parco Nazionale della Val Grande per tutte le informazioni necessarie, voglio però sottolineare che si tratta di un'area veramente selvaggia a cui bisogna avvicinarsi con cautela e possibilmente con accompagnatori esperti.

 

Il trekking 11-12 e 13 agosto 2007 :

mappa 3d

Qui a sinistra mappa 3d zoommabile, altri dati :

mappa 1° giorno

mappa 2° giorno

mappa 3° giorno

mappa intero percorso

traccia gps

profilo altimetrico complessivo

 

 

Iniziamo la nostra avventura dal paesino di mulattieraCicogna (quota 740 m) che raggiungiamo con un passaggio in auto visto che abbiamo in programma di attraversare il parco da sud a nord, e dopo una visita al Centro Informazioni del Parco, la Manu ed io, calziamo gli scarponi per il percorso che ci condurrà fra tre giorni a Malesco (VB), non prima di aver dato un'ultima occhiata alla mappa ed aver acceso il gps che ne riporterà la traccia, sono circa le 9,30 non fà molto caldo e seguendo una antica mulattiera denominata "Sentiero natura: la civiltà della fatica" raggiungiamo in un'ora e mezza l'Alpe Prà (quota 1250 m), lasciandoci alle spalle un bel panorama sul Lago Maggiore.
Molti sono i sentieri con pannelli esplicativi sulla vita contadina, il lavoro dei campi, la flora, la fauna, i ritrovamenti archeologici e le testimonianze del periodo della Resistenza, proprio nei pressi dell'Alpe Prà è stata rinvenuta un'area con incisioni rupestri.
Poche decine di metri sopra l'alpe c'è il Rifugio dell'Alpino (1 dei 4 presenti nel parco) dove facciamo una breve sosta, dopo di che proseguiamo per raggiungere, con una piccola deviazione, un punto panoramico (quota 1426 m) da cui ci godiamo una stupenda vista sul gruppo del Monte Rosa.monte rosa
Procediamo in discesa, direzione nord-est, incontrando qualche rudere, ogni tanto scorgiamo qualche sfuggente camoscio ed in cielo numerose sono le poiane, dopo aver percorso circa 6,5 km dall'inizio del sentiero, raggiungiamo le baite di Pogallo (quota 820 m). Quello che adesso è un villaggio di tipiche case con i tetti di piode, poche delle quali ancora saltuariament abitate, agli inizi del 1900 era un borgo molto vitale grazie al taglio della legna che veniva inviata a valle tramite i torrenti, per dare un'idea: a Pogallo c'era una scuola, una stazione dei carabinieri ed un piccolo ospedale, con il calare della richiesta del legname e l'industrializzazione dell'Ossola il paese lentamente perse d'importanza già prima della II guerra mondiale. Proprio il periodo della Resistenza fà conoscere una triste pagina di storia a Pogallo : è qui che nel giugno 1944, dopo un grande rastrellamento nella Val Grande, 18 partigiani vennero fucilati dai tedeschi, di cui alcuni pannelli ne ricordano le vicende.pogallo

alpe boitLasciamo Pogallo attraversando il rio con l'omonimo nome sempre in direzione nord-est risalendo nel bosco per circa 3 km e facendo ben attenzione al sentiero, così poco dopo le 16,00 raggiungiamo la nostra metà prefissata: il bivacco dell'Alpe Pian di Boit (quota 1125 m). Il nome dell'alpe sembra derivare dalla trasformazione dell'antica parola "petpikk" che significa "punta" e quindi Pian delle punte riferendosi alle vette che coronano l'alpeggio, oppure dal fatto che in questo luogo conflivano i tronchi tagliati sui monti attorno provocando numerosi "botti"; un'ultima leggenda narra che essendo l'alpeggio sul confine di 5 comuni la decisione finale per lo sfruttamento sia finita a "botti" ....

Il bivacco, ben tenuto, offre 6 posti letto su tavolato e ed una fontana per l'acqua, così ci prepariamo per la cena e per trascorrere la notte, intanto giunge ancora un signore del luogo con le figlie ed un tedesco con cui, più tardi, attorno al fuoco scambiamo l'esperienze della giornata e le leggende della Val Grande.alpe boit
La maggior parte di esse narra di serpenti o altri rettili similari, dall'aspetto terrificante come per esempio il "gasper", o il "serpent gatt" (serpente peloso con la testa di gatto) e forse il più famoso "bazalesch o bazalisch" grossa lucertola con squame a corona sul capo e sul corpo, molti dei quali in grado di ipnotizzare le loro prede animali o anche umane !

Domenica 12 agosto 2007 : fatta colazione iniziamo la dura salita crestache, in direzione nord ovest, ci porta alla Bocchetta di Terza, sin qui non c'è tregua sono 700 metri di dislivello in forte pendenza ed il peso degli zaini si fà sentire, ma la parte più impegnativa deve arrivare per giungere alla nostra meta odierna, gran parte del dislivello è fatto ed ora il sentiero passa lungo una aerea cresta, adesso in direzione est verso la Cima Marsicce, con vista appagante : il panorama sotto di noi sembra fatto dalle pieghe di un'enorme lenzuolo in alcuni punti verde intenso dei boschi ed in altri grigio dal colore delle rocce, ora anche il cielo vuol dare un tocco di colore e coprendosi di nubi, che per fortuna corrono veloci, incupisce i colori dando all'ambiente un tono ancor più severo.
Poco dopo le 16,00 giungiamo all'Alpe Scaredi (quota 1850 m), dove una paio di baite accoglienti offrono circa 25 posti lesto su tavolato, anche qui non ci sono problemi per l'acqua che sgorga dalla fontana, per ingannare il tempo prima della cena mi metto ad osservare un branco di camosci poco lontano. Il toponimo "scaredi" sta a significare "scarpata ripida", lascio quindi immaginare l'imbiente circostante ...alpe scaredi

baite di scaredi

 

 

Lunedì 13 agosto 2007 : il percorso di oggi, tutto in discesa in direzione nord per circa 6,5 km e quindi piegando leggermente ad est sino a Malesco è semplice e piacevole, poco sotto le baite di Scaredi (qui a sinistra nella foto) avvistiamo ancora dei camosci al pascolo e nessuna altra presenza sino al paese che raggiungiamo in circa 3 ore.

 

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