Trekking nel Mustang

mustangNel mese di agosto del 2008 la Manu ed io abbiamo avuto la possibilità di fare un trekking di 12 giorni nel regno del Mustang, una regione nella zona centro-orientale del Nepal al confine con la Cina e a ridosso della catena Hymalayana, proprio per questo motivo non risente dei monsoni, e le temperature ci permettevano di stare in abbigliamento estivo nel corso della giornata con un maglione al calar del sole, ma considerando appunto il fatto di recarsi in una regione Hymalayana dove le catene degli 8000 sono lì attorno e che le quote del trekking variano dai 2700 ai 4200 mslm, è bene avere abbigliamento anche per situazioni invernali, un altro dettaglio importante: portatevi dei sandali da poter usare per il guado di alcuni fiumi.

Nel periodo estivo il paesaggio è spesso caratterizzato dalla fioritura del grano saraceno ed altre graminacee, spesso sui tetti e nei cortili le albicocche messe a seccare sembrano tappeti con sfumature di arancio,  nel periodo invernale il cielo ci è stato descritto come di un blù-zaffiro anche se talvolta la neve può causare problemi sui sentieri, inoltre i villaggi alle quote più elevate vengono sgomberati per portare gli animali a quote inferiori dove è possibile reperire il loro sostentamento, tutto sommato suggerisco il periodo giugno-luglio-agosto come ottimale.
La popolazione ha i tratti somatici chiaramente tibetani ed anche la religione è quella buddista, notevoli i luoghi religiosi che si possono visitare, e durante il percorso proposto moltissime sono le occasioni per poter visitare monasteri, scuole gestite da monaci, templi, assistere a funzioni religiose e visitando la capitale Lo-Mantang il Re è sempre felice di potersi intrattenere con gli occidentali presso il suo palazzo, non aspettatevi una reggia si tratta di una dimora molto modesta!

L'organizzazione del trekking e dei voli aerei è stata fatta da un'agenzia di Milano ( www.focus-italia.com ) specializzata appunto in trekking nella zona Hymalayana e non solo, con 4 partecipanti avevamo a disposizione una guida di nome Tek, un'apprendista guida, un cuoco, 2 kitchen-boys (aiuto cuoco) ed un responsabile dei muli + 7 muli per il trasporto delle attrezzature, il che può sembrare eccessivo ma che in realtà non lo è, infatti bisogna considerare che oltre alle tende avevamo il necessario per mangiare, legna, il materiale per cucinare, i vari zaini ed eventuale materiale che poteva risultare utile, per esempio qualche corda ed altro.

Partiamo il 10 agosto da Milano e dopo aver fatto scalo a Doha negli Emirati Arabi, giungiamo a Kathmandu il giorno seguente (leggermente frastornati per il fuso e la stanchezza) qui incontriamo il corrispondente che deve ottenere i nostri permessi per il trekking e consegnarci i biglietti aerei per il volo per Pokhara, abbiamo quindi a disposizione un pomeriggio ed il mattino successivo per la visita di Kathmandu, da qui proseguiamo sempre in aereo per Pokhara e da qui ancora in aereo (sempre più piccolo!) arriviamo a Jomsom dove inizia il trekking vero e prorio.

mappa

Qui di seguito qualche in formazione utile: una traccia gps, un'immagine 3d del percorso che effettueremo nei prossimi giorni, ed una mappa topografica (1:100.000).

 

 

Il diario del trekking

13 agosto: ci alziamo alle 04,30 mentre fuori sta piovendo ancora forte, ho qualche dubbio sulla possibilità di fare il volo infatti dovendo sorvolare la catena Hymalayana quando a Pokhara è brutto tempo figurarsi lassù ..., per cui nella programmazione del nostro viaggio avevo calcolato circa 4 giorni cuscinetto per il volo per/da Jomsom, comunque con un'ora di ritardo riusciamo a partire e soprattutto ad atterrare !

HymalayaIl volo è stato molto bello, al nostro fianco montagne di sette/ottomila metri, sotto di noi gole profonde, fiumi, campi verdissimi e villaggi. Appena fuori dal piccolo aereoporto io e gli altri 3 compagni di viaggio incontriamo Tek, la nostra guida e gli altri componenti del supporto logistico: cuoco, aiutanti, mules driver (=capo degli asini  che anche se può far sorridere è una funzione fondamentale e di prestigio!). Subito lo staff mi fà un’ottima impressione nel modo in cui si prendono cura dei nostri zaini per metterli sui muli, infatti prima li mettono dentro grossi sacchi neri, quindi li proteggono all’esterno con altri sacchi impermeabili di maggiore resistenza.
Jomson è poco più di un villaggio, comunque oltre all'aereoporto, esistono diverse strutture ricettive, alcuni posti telefonici e qualche negozio che permette di fare rifornimenti per i trekking che partono da qui.

Nel primo pomeriggio iniziamo il cammino verso Kagbeni.
Durante il percorso visitiamo anche un piccolo monastero, ricco di decorazioni all'interno e dove abbiamo l'occasione di assistere ai monaci in preghiera che leggono da antiche strisce rettangolari di carta. Preghiera
Giungiamo a Kagbeni prima del calar del sole. Le nostre tende sono state montate, come per tutto il periodo del trekking, dagli sherpa che hanno anche preparato la cena, anche se il primo giorno non è stato tutto dedicato al trekking, sono stanco e dormo subito. filmato

14 agosto:
dopo i preparativi e la colazione, facciamo una breve sosta presso l’ufficio permessi, dove Tek,  dietro pagamento di una  tassa governativa di circa 700 euro per ciascuno di noi, ottiene il visto per poter visitare il regno del Mustang (ogni turista deve avere una guida riconosciuta dal governo insieme ad alcune giuste norme di comportamento da adottare, tipo lo smaltimento dei rifiuti). E’ anche importante precisare che il ricavato di tale tassa, inizialmente veniva quasi totalmente destinato alle popolazioni locali al fine del loro sostentamento, mantenimento dei monasteri ed altri edifici artistici, ma attualmente solo una modesta parte (credo il 10%) resta nelle casse locali mentre gran parte viene inviata al governo nepalese di Kathmandu.

Iniza il trekking
khali ghandaki

Torniamo al nostro trekking: si risale la valle del fiume Khali Gandaki ripercorrendo sentieri millenari che da sempre sono solcati per il trasporto del sale ed altre merci dal Tibet verso il Nepal e quindi verso l’India, in questo secondo giorno il percorso è inizialmente strapiombante sul fiume alla nostra sinistra, niente di estremo, comunque è bene porre attenzione e fare sosta per fare le foto !








Nel primo pomeriggio, con l’aiuto delle nostre guide ed alcuni tronchi guadiamo un fiume poco prima di entrare nel piccolo villaggio di Chele (quota 3050 mslm ca.) dove vengono piazzate le tende, abbiamo quindi tutto il tempo per girellare fra le case ed incontrare qualche bimbo felice di fare la nostra conoscenza.
Una nota importante : poiché tutti i fiumi che guaderemo nel corso del trekking sono alimentati dai ghiacciai Himalayani, le guide faranno in modo di attraversarli nelle prime ore del mattino perché nel corso della giornata, con il disgelo, sarebbe impossibile guadarli; saranno inoltre molto di aiuto sandali ben stretti alle caviglie per evitare le cadute data la forza dell’acqua. filmato

 

mustang 15 agosto : la tappa di oggi, da Chele a Syangmochen, vista sulla cartina sembra breve, in realtà non lo è perché il percorso è ricco di saliscendi, il sentiero per un bel tratto è scavato nella roccia e quando arriviamo anche ad un passo a 3900 metri la quota si sente, molte volte mi devo fermare ma non per la stanchezza quanto per il paesaggio che ci circonda: canyon, conformazioni rocciose con pinnacoli arancio, terrazzamenti colorati, ponti sospesi nel vuoto, ad un certo punto dietro di me il cielo si apre e dalle nuvole vedo l'imponente sagoma del Nilghiri (un settemila degno di nota).Da Chele a Syangmochen
Tek ci fa fare una deviazione dal percorso usuale che ci consente di visitare una grotta (sulla cartina indicata “Ranchung”o anche “Chungsi”)  abitata da un monaco già dal VIII secolo, si tratta di un luogo molto semplice con un piccolo forno, una mortaio in pietra e pochi altri attrezzi, numerose invece le testimonianze di fede, foto del Dalai Lama e altre icone insieme alle bandierine con sopra scritte le preghiere che sventolando nel vento promulgano la pace nel mondo. Intanto mentre noi visitiamo il tempietto il cuoco ci prepara un pranzetto degno di nota, come delle piadine ripiene di verdure, gustosissime !
La sera arriviamo presso l'Hotel-Restaurant Nilgire, ma non fatevi ingannare è sempre bene dormire nella propria tenda !! film

16 agosto :  dopo un'ottima colazione ci mettiamo in marcia, ogni tanto incontriamo qualche abitazione , contadini, campi e panorami stupendi, non posso descriverlo solo le immagini danno l'idea.
Anche oggi affrontiamo un passo quasi a 4000 metri, si chiama Ny-La (in nepalese “La” significa “passo”) per arrivare nel primo pomeriggio al villaggio di Dhakmar Ny-La dove una folla di bimbi ci attornia per farci festa, non chiedono soldi o altro sono semplicemente felici di vedere questi stranieri vestiti in maniera diversa da loro con macchine fotografiche al collo ed altre macchinette strane, e quindi iniziano a fare brevi danze, girotondi e canti intorno a noi.
Rimaniamo colpiti dalla loro semplicità e dalla loro felicità, credo che le due cose siano molto collegate.


Dai più piccoli (forse 2/3 anni) ai più grandi (8/9 anni) tutti cantano e ci fanno festa, mentre uno di loro resta un poco in disparte seduto per terra insieme alla Manu, sta facendo il ritratto dei turisti, i suoi disegni fanno commuovere, nella sua semplicità ci disegna con gli zaini sulle spalle oppure con la macchina fotografica, quando lasciamo il villaggio ci resteranno questi piccoli disegni di un Piccolo Grande Artista, si tratta di “souvenirs” impagabili ! Bimbi del Nepalgarghompa

17 agosto : oggi è una giornata intensa per le cose che vediamo e per le emozioni, ma iniziamo a raccontare ...lasciamo Dhakmar ed in salita giungiamo al passo Mu-i La (quota 4170 m), durante il percorso vediamo non lontano un gruppo di stambecchi, o almeno molto simili ai nostri stambecchi o capre in realtà si tratta di bharal, animali quasi in estinzione conosciuti anche come blue sheep.
Proseguiamo e nei pressi di un villaggio incontriamo un gruppetto di bimbi aspiranti monaci, al momento però si dedicano al calcio! entriamo nel villaggio e visitiamo uno dei più antichi monasteri del Mustang: il “Gar Gompa” del VIII secolo, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, è ricco di bellissimi affreschi, antiche pergamene probabilmente con preghiere, strumenti musicali e sculture religiose, riusciamo anche a visitare una stanza dove vengono preparati i candelieri in rame con cera di grasso di yak. Gar Gompa


Appena fuori dal monastero, Tek ci chiede se vogliamo prendere un thè in una tenda posta li vicino e noi accettiamo subito, quindi entriamo, ci sediamo ed una signora dopo averci offerto il thè  riprende il suo lavoro appena lasciato: la preparazione dei “momo”.
Si tratta di involtini che sembrano ravioli ripieni (quasi sempre) di verdure, altre volte di carne, cotti a vapore e molto buoni, peccato che quelli che sta preparando non siano per noi, comunque lo spettacolo è avvincente lo stesso, mentre noi guardiamo lei altre donne osservano noi e sono molto felici quando facciamo loro qualche foto. Momo

Cerimonia tibetanaRiprendiamo il cammino verso la nostra meta ed attraversiamo il villaggio di Marang dove vediamo che diverse donne vestite a festa entrano una dopo l’altra in un cortile e da qui in una abitazione, ci soffermiamo ad osservarle ed una di loro ci fa cenno di seguirle, lì per lì siamo un poco dubbiosi, ma Tek ci dice che gli hanno detto che se vogliamo,  possiamo assistere ad una riunione religiosa, ne siamo ben contenti.
Gli hanno anche detto che si tratta di una festa di sole donne che convergono in quella abitazione da vari villaggi vicini (vicini per modo di dire qualcuna ha camminato anche un giorno o due per arrivare !) per pregare, cantare e stare insieme, gli stranieri sono i benvenuti ! Per fortuna siamo un gruppo ristretto, siamo solo 4, forse, altrimenti non ci avrebbero invitato chissà !.
Timidamente le seguiamo in una grande stanza quasi al buio, unica fonte di luce una apertura centrale nel tetto, da dove esce anche il fumo di qualche candela e di una stufa dove bollono alcune pentole.

Inizialmente non si riesce a distinguere bene, dopo gli occhi si abituano alla poca luce e soprattutto al fumo e inizio a intravedere qualcosa di più : la casa è, come tutte, in terra battuta ed alle pareti ci sono poster del Dalai Lama, di Lhasa e di alcuni monasteri, qualche dipinto sicuramente antico, stoffe ed un piccolo altare dove candelieri in ottone bruciano candele fatte con cera di yak, tutto intorno alle pareti ci sono bassi tavolini con candele e coppette, qualche materasso e sgabelli dove veniamo invitati per assistere alla cerimonia che è già iniziata chissà da quanto e chissà per quanto tempo ancora.
Le donne cantano alternandosi una nenia e nelle loro mani scorrono delle collane che potrebbero essere dei rosari;  dei bimbi, poco più che neonati, dormono cullati dai canti, ma qualcuno appena poco più grandicello è subito incuriosito dagli stranieri, le donne ci offrono una bevanda con thè e latte di yak, io e la Manu la beviamo (anche se un poco esitanti per gli eventuali effetti indesiderati che potrebbe provocare) e la troviamo molto buona, le donne vedono che abbiamo le macchine fotografiche e ci fanno capire che non ci sono problemi, anzi !! dopo aver fatto qualche foto fanno a gara per rivedersi nei piccoli schermi digitali, sono felici e curiose come dei bimbi con un nuovo giocattolo, ci tratteniamo circa un’oretta e dopo in fila indiana usciamo, anche questa è stata un’esperienza molto toccante.Cerimonia tibetana

Riprendiamo il trekking ed arriviamo a Tsarang dove, prima visitiamo una scuola e poi saliamo ad un bel monastero, purtroppo stavolta solo dall'esterno, dove ci dicono ci sia un'importante biblioteca, dalla cui sommità restiamo ad ammirare un panorama mozzafiato sulla catena del Dhaulagiri... filmato

Lo-Manthang18 agosto : Oggi arriveremo a Lo-Manthang, chissà cosa ci aspetta ?, in effetti man mano che ci avviciniamo alla capitale del Regno del Mustang ci giungono alcuni segnali della “civiltà”, inizialmente qualche persona a cavallo o a piedi, quindi pochi chilometri prima della città, presso una abitazione vediamo alcuni giovani che ammirano una motocicletta anni ’70 con sedile sfrangiato e altri gadget !

Quando arriviamo al Lo-La (passo di Lo) vediamo la capitale dall’alto,un bel contrasto di rosso e bianco con lo sfondo delle montagne, fra le case bianche spicca il rosso dei monasteri e i “chorten” colorati  (reliquiari a forma quadrata), i campi gialli di orzo sono punteggiati da qualche salice verde, il cielo turchese… Lo-La

Entriamo in città scavalcando qualche scarico a cielo aperto ed abbiamo l’impressione di essere in un borgo medioevale anche se qualche parabola sui tetti ci ricorda che quel tempo è passato, quindi giungiamo nel cortile dove vengono piazzate le nostre tende praticamente di fronte alla residenza del Re, abbiamo l’opportunità di fare una doccia e dopo poco veniamo a conoscenza che oggi e domani saranno gli ultimi giorni di un festival buddista, un’altra occasione da non perdere !


Così ci aggiustiamo velocemente e ci rechiamo nella zona centrale della città, dove da sopra un tetto assistiamo, preceduto da una processione religiosa, ad un vero e proprio rodeo dove i cow-boy sono impersonati da monaci rasati e vestiti in arancio dai 7 ai 70 anni ! incredibile !
Incredibile per esempio il contrasto tra i costumi tradizionali ed monaci che si scattano foto con macchine digitali, oppure il contrasto fra gli abiti impeccabili e il polverone alzato dai cavalli ...Cerimonia o rodeo ?

Tenda tibetana

 

 

Dopo le gare con i cavalli ci rechiamo anche presso l'accampamento di tende poco lontano dalla città dove i monaci trascorreranno i 2/3 giorni del festival e veniamo invitati a mangiare qualche dolce con loro ... è veramente un'atmosfera particolare, ci sono tantissimi bimbi che diventaranno monaci, penso sia come da noi sino a 100 anni fà che per sfugguire alla miseria chi poteva affidava i figli alla Chiesa ...
poi ancora un "rodeo "Festival


 

 

 


donne del mustang

19 agosto : dedichiamo la mattina alla visita di Lo-Manthang, passiamo un'oretta in una scuola con annesso museo dove possiamo ammirare antiche maschere e manoscritti quindi in un tempio incontriamo un gruppo di restauratori italiani intenti al ripristino di antichi dipinti e nello stesso tempo istruiscono giovani nepalesi in questo lavoro da certosini. Museo

Nel pomeriggio visitiamo, poco distante dalla città, il monastero e la scuola di Namgyal dove tanti piccoli bimbi apprendono nozioni scolastiche, imparano tra l’altro l’inglese e soprattutto ricevono tutti i giorni un buon pasto ! questa istituzione è sovvenzionata in larga parte da contributi esteri.Scuola

Tornando verso la città incontriamo un gruppo di donne che rientrano al loro villaggio dopo il lavoro nei campi, che dopo un primo momento di diffidenza, si intrattengono con noi comunicando più a gesti che a parole, anch'esse sono entusiaste di farsi fotografare con noi e si mettono in bella posa, tutte caratterizzate da un vestito lilla con un gilet marrone. donne

Canyon

20 agosto : lasciamo Lo-Manthang insieme ad una mandria di capre ed iniziamo il percorso che in 4/5 giorni ci riporterà a Jomsom, si tratterà comunque di un tragitto al 90% diverso da quello dell’andata.
Oggi ci dirigiamo verso Yara Gaon su un sentiero che corre sui 4000 metri, la vista limpida non ha limiti, così come i giochi di colore del paesaggio.

Nel pomeriggio proseguiamo lungo il letto di un fiume fortunatamente basso perché dobbiamo attraversarlo diverse volte. Siamo in un canyon dove le pareti sono state scavate ed abitate in passato, sembra di vedere i fori che fanno le termiti nel legno.

Quando arriviamo al villaggio di Yara Gaon riusciamo a lavarci un poco ad una fontana alternandoci con le donne del villaggio che qui vengono a rifornirsi con delle taniche che trasportano sulla schiena legandole alla fronte.

Dopo cena Tek ci informa che per l’indomani ci aspetta il guado più impegnativo di tutto il trekking per cui partiremo abbastanza presto, che ci aiuteranno i portatori e che comunque lui ha una corda di 50 metri per cui non ci saranno problemi !...speriamo bene ...Lasciamo Lo-Manthang

 

21 agosto : partiamo in salita, quindi scendiamo un bel canalone ghiaioso ricco di pinnacoli sino alla riva del Dheckyang Kola, qui praticamente restiamo in mutande e sandali ai piedi, l'acqua che arriva dai ghiacciai è piuttosto fredda ed il fiume è largo cirga 200 metri fortunatamente con alcune isolette nel mezzo che ci consentono di guadarlo in più riprese. La tecnica è quella di andare verso l’altra sponda non in maiera diretta, ma risalendo leggermente la corrente in modo di affrontarla un poco invece che farsi investire lateralmente, con l’aiuto dei nostri portatori arriviamo sull’altra sponda senza problemi ed aiutiamo anche un gruppetto di canadesi che, privi di sandali tengono gli scarponi e quindi sono un poco impacciati. il guado

Inizia quindi una bella salita con un dislivello di 500 metri e l’altezza si fa sentire, finalmente arriviamo alle poche case di Tangge abitato da qualche contadino di origine strettamente tibetana ed infatti anche Tek si tova in difficoltà a comunicare con una donna anziana perché non parla nepalese, ma un dialetto tibetano. Tangge

22 agosto :
oggi ci aspetta la tappa più impegnativa del trekking, a fine giornata avremo camminato pressappoco 10 ore con circa 1400 metri in salita e 1000 in discesa, ma il percorso ne varrà la pena.

la salita

 


Lasciamo Tangge verso le 06,00 del mattino, prima un'altro guado e quindi subito in salita sino ad un passo a quota 4185 (massima elevazione raggiunta in tutto il trekking). Gli ultimi 500 metri di dislivello li faccio con estrema lentezza proprio per la quota che si fa sentire, inoltre lungo il percorso vedo dei sassi sferici di colore nerastro di varie dimensioni, i più grandi come noci di cocco, so che spaccandoli all’interno presentano fossili di ammoniti, molluschi con una età variabile dai 300 ai 65 milioni di anni, ne trovo uno già aperto ma molto sciupato e così per curiosità provo ad aprirne altri, senza altro risultato che affaticarmi notevolmente perché cerco di farlo colpendoli l’uno contro l’altro ma sono durissimi, forse se fossi 2000 metri più in basso…. e così lascio perdere i fossili e raggiungo il passo, preceduto da mia moglie e naturalmente dalla maggior parte degli sherpa che, anche se molto più carichi di noi, non sembrano molto affaticati come se si fosse trattato poco più di una passeggiata !


 

 



Ivano La

Questo passo non ha un nome, e quindi, ispirandomi ad un amico che anni fa aveva iniziato lo stesso trekking, ma che per problemi di salute era stato costretto ad abbandonare, decido di chiamarlo in suo onore, almeno sul mio GPS, “Ivano-La” il passo di Ivano !

Dopo essersi riprese dalla fatica della salita, la Manu e la Federica iniziano a mettere le loro strisce di bandierine con le preghiere che il vento divulgherà nell’aria, intanto io, un poco meno mistico, osservo il paesaggio e faccio foto, davanti a noi verso sud si estende la catena dell’Annapurna con le vette del Dhaulaghiri ed il Nilghiri, montagne che svettano dai 7000 ad oltre 8.000 metri, voltandomi riesco a scorgere ancora Lo-Mathang lontano 2 giorni di cammino.
Dopo aver mangiato ed esserci riposati un poco riprendiamo il cammino in discesa per raggiungere il villaggio di Chucksang, il sentiero percorre una zona che sembra il gran canyon del Colorado i colori del terreno sono il giallo, l’arancio, il rosso, siamo fra gole e pinnacoli che sembrano tante torri di castelli medioevali, uno spettacolo veramente incredibile.Ivano Là





23 agosto :
oggi dormiamo un poco di più, senza strafare però ! e verso le 07,30 dopo aver caricato i muli siamo in cammino verso il villaggio di Tetang (belli i terrazzamenti dai diversi colori a seconda della coltivazione) raggiunto il passo Gnyu-La (4077 m) abbiamo ancora di nuovo il panorama delle vette viste ieri ma che ci  appare solo per pochi minuti per il vento che spinge le nuvole, e che mi costringe ad usare per la prima volta dall’inizio del trekking la giacca a vento.
Nel pomeriggio arriviamo a Muktinath, si tratta di un villaggio usato come base di partenza per moltissimi trekking nella zona dell’Annapurna, raggiungibile da Jomsom anche dai fuoristrada e per questo sono presenti alcuni alberghetti, il telefono, qualche negozietto insomma : la civiltà !  Forse perché ci siamo abituati ai grandi silenzi, agli spazi visivi senza scritte o insegne, ma io e gli altri compagni non ne siamo entusiasti ed anche qui pernottiamo in tenda nel retro dell'alberghetto (!!) che ci ospita per la cena.
Visitiamo anche il monastero indo-buddista a poca distanza, un luogo dove le 2 religioni coabitano, è presente una bella fontana dove sgorga l’acqua sacra, un tempietto sopra un ruscello da cui sgorga anche una fiammella, che il monaco ci illustra come un miracolo ma che noi riteniamo  molto probabilmente alimentata da gas naturale !Muktinah


24 agosto :
poco dopo le 05,00 esco dalla tenda per andare in bagno, pioviggina un poco ma il panorama è limpido, a est il Dhaulagiri ed il Tucse Peak, dietro di noi il Muktinah Peak, il colore dell'alba li rende ancora più grandiosi...
Verso le 07,20 lasciamo il villaggio e ci dirigiamo verso Jomsom, attraversando diversi villaggi incontriamo sempre più gente al lavoro nei campi, ad un certo punto vediamo anche 4 ragazzi attorno a quello che sembra un piccolo biliardo piazzato sull’aia di una casa, quindi delle donne ai telai , ed altre al lavoro negli orti poco prima di Jomsom.
La giornata ed il nostro trekking in questa bellissima e sconosciuta regione  finisce con una cena insieme ai nostri amici nepalesi che ringraziamo per la loro preziosa collaborazione che termina con una torta squisita preparata dal cuoco Signor Bean con la scritta “Mustang Trek”. Grazie alle guide

25 agosto : il volo verso Pokhara è previsto per le 06,30, ma viene posticipato alle 08,00 per ragioni meteo, la vista è ancora migliore che all'andata, anche la piramide del Machapucharè è ben visibile e gli occhi sono incollati ai finestrini.
Dodici giorni di trekking stupendo sotto tutti i punti di vista, dalle guide impeccabili e sempre disponibili, il cibo ben fatto e più che sufficente, il clima : praticamente non è mai piovuto, ma soprattutto i luoghi visti e le persone incontrate, e così termino questo diario ancora con qualche foto e la voglia di tornare in questi luoghi ... Volo verso Pokhara

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