Un viaggio nel deserto lo si può paragonare ad un viaggio in mare, attorno hai solo una distesa di niente, può essere sabbia, pietra o ghiaccio, ma la parola deserto per me significa "il niente" e talvolta questo "niente" può contenere molto.
I viaggi che più mi hanno colpito sono stati appunto quelli nei deserti, trovi il tempo per riflettere, non corri, lasci scorrere il panorama senza un continuo cambio di immagini, e forse proprio le immagini riescono a raccontare più delle parole ....
Il viaggio, fra il dicembre 2004 ed il gennaio 2005, si è svolto in jeep e ci ha portato nei deserti dello sconosciuto Murzuk e del più famoso Acacus, la prima parte del viaggio è stata quella più impegnativa dal punto di vista logistico in quanto il deserto del Murzuk non offre alcuna possibilità di rifornimento di acqua, anche per questo suggerisco a chi volesse intraprendere lo stesso percorso di effettuarlo nel periodo invernale, diversamente nell'Acacus dove anche in estate si possono trovare pozzi per avere rifornimenti di acqua dopo averla trattata con Micropur o altre sostanze chimiche.
25 Dicembre 2004: Arrivati a Tripoli in aereo da Roma, proseguiamo in volo sino a Sheba, dove dopo aver trascorso la notte in tenda, al mattino incontriamo gli autisti con le jeep.
Il team libico oltre a 2 autisti per ogni jeep, un "navigatore", ed un cuoco include anche un poliziotto in borghese di cui noi non conosciamo l'identità, questo per evitare che gli stranieri possano per esempio visitare o fotografare luoghi vietati.
Il "navigatore", anche se nell'era dei gps può sembrare superfluo, è un signore di origine Tuareg che riesce ad orientarsi in maniera incredibile in mezzo alle dune, per chi non è mai stato in un deserto devo precisare che le dune sono proprio come il mare cioè si muovono come le onde ... provate quindi a seguire una ipotetica strada ... inoltre un gps è sempre un congegno elettronico che può avere dei problemi per cui l'ideale è avere un buon gps ed un buon "navigatore" !
Fatti i rifornimenti di cibo in un mercato e gasolio partiamo in direzione sud e, quando entriamo nel deserto, gli autisti provvedono a sgonfiare un poco i pneumatici quel tanto che basta per far presa sulla sabbia senza affondare o perdere il controllo degli automezzi.
Il vero viaggio attraverso il Sahara ha inizio e durante i primi 3 giorni è caratterizzato da dune molto alte, a volte anche sino 30 metri e le prime discese in jeep fanno un certo effetto, in questi casi è l'abilità dei conducenti che viene apprezzata anche se talvolta sembra che si divertano da matti nelle discese folli oppure quando ci insabbiamo, allora l'unica cosa da fare è scendere, scavare sotto le ruote e metterci sotto qualcosa che faccia attrito e ci permetta di ripartire.
Le giornate iniziamo all'alba per poter sfruttare le ore più fresche, sono i momenti insieme ai tramonti in cui i colori della sabbia e del cielo sembrano irreali; quindi una sosta di circa un paio di ore verso l'una quando il caldo si fà sentire e dobbiamo necessariamente reintegrare i sali minerali, poi si riparte ancora per qualche ora fermandoci in tempo per allestire il campo, montare le tende, accendere il fuoco e preparare la cena prima che il sole si nasconda ed in pochi minuti arrivi un freddo intenso, talvolta durante la notte all'interno delle tende si forma uno strato di ghiaccio !!
Sembra inverosimile eppure il "nulla" che attraversiamo un tempo era ricoperto di foreste, c'erano giraffe, coccodrilli, greggi di animali, tribù e persino il mare, questo è anche testimoniato dal fatto che spesso durante le soste riesco trovo delle punte di freccia in selce ed altri utensili lavorati dall'uomo che utilizzava per la caccia insieme a conchiglie, proseguendo il nostro viaggio tutto questo lo vedremo raffigurato sulle pareti di quelle che erano le abitazioni di coloro che vivevano in questi luoghi.
Nel pomeriggio del quarto giorno, quando il sole inizia a calare, si alza un vento che non ci permette di allestire il campo come al solito, siamo costretti in qualche modo a montare le tende aiutandoci gli uni con gli altri per evitare di farci portar via i teli e consumiamo qualcosa per cena all'interno, intanto il vento aumenta e si trasforma in una tempesta di sabbia, all'esterno delle tende non si riesce a vedere niente inoltre quando apro un poco la tenda per guardar fuori ottengo un risultato molto negativo !
Finalmente verso le tre del mattino il vento, com'era iniziato, cessa e riusciamo a dormire qualche ora.
Alle prime ore dell'alba, fatta colazione riprendiamo il viaggio e nel pomeriggio lasciamo il deserto del Murzuk per arrivare alla città di Ghat.
Dopo quattro giorni in jeep ed una tempesta di sabbia una delle cose più impellenti è una doccia, riusciamo a farla presso un alberghetto che, anche se chiuso, le nostre guide riescono in qualche modo a farci usare a tale scopo. Trascorriamo la notte in sacco a pelo all'esterno.
Ghat è una città di origine coloniale italiana con un bel forte su di una altura che domina la vista, la mattina facciamo nuovamente rifornimenti di acqua e provviste, riusciamo a chiamare casa da un telefono pubblico, ed abbiamo anche tempo per visitare approfonditamente i vicoli, il forte e le mura, visita molto interessante.
Il mattino successivo riprendiamo il viaggio entrando nell'Acacus che percorreremo per due giorni e mezzo; adesso deserto ma in passato... Troviamo conchiglie, vediamo incisioni che testimoniamo scene di caccia,
di vita e di animali, oltre ad essere famoso per i ripari a grotta con relative pitture rupestri del neolitico è veramente particolare dal punto di vista paesaggistico, si alternano alte dune, rocce che sembrano quasi galleggiare sulla sabbia, altre erose a formare archi o strane figure.
Nonostante il caldo riusciamo a fare qualche breve escursione a piedi, giochi nel deserto e cene a lume... di stelle !
Una cursiosità : fra le varie cose che ho trovato alcune sfere in pietra nera con dei bubboni, di varie dimensioni ma molto pesanti di cui ancora non sono riuscito a comprenderne l'origine, le nostre guide dicevano che fosse "cacca di dinosauro" ...
In un altro momento dalla sabbia spunta una tanica di metallo residuo tedesco della II guerra mondiale.
Trascorriamo 3 giornate intense e che al tramonto dell'ultima sera concludiamo con una danza di ombre sulle dune quasi a voler ripetere i movimenti propiziatori che potevano svolgere in questi luoghi i nostri antenati di migliaia di anni fà.
Proseguiamo il viaggio e lasciamo il deserto dell'Acacus, ma prima, come d'abitudine per coloro che escono dai deserti ognuno di noi erige una piccola montagnola di sassi, come per un saluto o forse come un segnale, non ne conosco l'esatta ragione ma si tratta di una consuetudine molto diffusa a tutte le latitudini.
I tramonti: sono dei quadri !
Ci dirigiamo quindi verso l'Oued Mathendous, si tratta di un canyon in cui talvolta scorre anche l'acqua dove si possono ammirare dei bei graffiti, noi ne percorriamo a piedi circa 12 kilometri, per cui ci muniamo di sufficente acqua e qualcosa da mangiare.
Oltre alle immagini di coccodrilli, giraffe ed elefanti, vediamo anche la raffigurazione dei "gatti mammoni", incrocio fra gatti e demoni, la qualità di alcuni graffiti, come d'altra parte quella delle pitture rupestri dell'Acacus, è davvero superba, si riesce ad avere quasi una tridimensionalità di quanto raffigurato.
Dopo aver lasciato l'Oued Mathendous arriviamo alla cittadina di Germa dove facciamo ancora una volta rifornimenti quindi ci dirigiamo verso la zona dei laghi Mandara e prepariamo il campo.
Terminiamo la giornata ancora con un tramonto stupendo, inoltre, essendo l'ultima sera in cui siamo nel deserto organiziamo una cena multietnica a base di spaghetti al pomodoro (in scatola!) mentre i nostri compagni libici preparano pane cotto sotto le braci e kebab di pollo.
Le norme igieniche non saranno state ottimali per esempio come base per stendere il pane viene usata una tanica in ferro che la Vehrmacht aveva smarrito nell'Acacus e che avevamo ritrovato il giorno precedente però trascorriamo una bellissima serata che si conclude con un po' di musica (con strumenti di emergenza!).
Sempre come ultima notte nel deserto, viene a farci visita anche una ragnetto dall'aspetto poco raccomadabile e delle dimensioni di un cd-rom !
La zona dei laghi di Mandara venne fatta evacuare da Gheddafi dagli originari abitanti attorno al 1990 perchè pensava che i turisti non avrebbero gradito la presenza dei locali inoltre aveva pensato anche di cementificare l'area con alberghi di qualità internazionale per fortuna questo non è accaduto, anche se gli abitanti sono stati fatti traslocare verso Tripoli e nelle zone limitrofe con la scusa di avvicinarli alla civiltà ...
L'area dei laghi è veramente molto affascinante perchè in mezzo al Sahara troviamo questi specchi d'acqua di un blù intenso incorniciati da palme, sembra proprio la scenografia di qualche film.
Nel pomeriggio la nostra meta finale è Tripoli, dove giganteschi poster illustrano il leader libico che promuove un'opera idraulica che ha dell'incredibile: sembra che con enormi tubature voglia estrarre acqua da immensi laghi sotterranei e farla arrivare sino a Tripoli con un percorso di circa 6000 kilometri per irrigare il deserto e renderlo coltivabile, chissà ...
Facciamo un breve giro della città e ripartiamo per l'Italia.